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GIUSEPPE DE TRIZIO: “La musica è la mia chiave d’accesso al mondo”

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Giuseppe De Trizio

L’intervista al musicista e compositore barese, artista di fama internazionale e fondatore del brand Radicanto.

Barese classe 1972, Giuseppe De Trizio è uno di quelli artisti che non avrebbero bisogno di presentazioni. A parlare per lui c’è una carriera di altissimo profilo come musicista, didatta, compositore e arrangiatore per cinema, televisione e teatro.

<<Sentire la musica prima di averla ascoltata>> è il motto che ha e continua ad accompagnare uno straordinario percorso umano e professionale iniziato con lo studio della chitarra classica a nove anni, strumento al quale più avanti affiancherà la pratica del mandolino come solista. Con oltre trenta album all’attivo e una serie di collaborazioni con noti esponenti del panorama nostrano, De Trizio è fondatore del gruppo Radicanto, Direttore artistico del Festival Di Voce in Voce, oltre che Vice Presidente del Distretto Puglia Creativa e della Cooperativa Artisti COAR. Di alcuni dei suoi molteplici impegni abbiamo parlato in questa one-to-one.

Prima di tutto, che significa per lei la musica?

La chitarra e la musica sono la mia chiave d’accesso al mondo. Da piccolo ho trascorso i pomeriggi assolati nella mia stanza, ma attraverso quello strumento viaggiavo. Ero lì e non ero più lì. Ma soprattutto rappresenta la principale forma di libertà che io abbia conosciuto nella mia vita.

Cosa vuole e spera che arrivi a chi l’ascolta?

Semplicemente la verità e l’autenticità dell’azione artistica, oltre alla dedizione e all’adesione alla verità del momento musicale. In tal senso mi fa un enorme piacere il fatto che sia i brani dei Radicanto che quelli che vanno a comporre il mio album da solista “Flumine” arrivino ed emozionino pure un pubblico di bambini, nonostante siano solo strumentali e privi di parole. Quando mi è capitato di vedere e ascoltare che anche loro canticchiavano la mia musica allora ho capito che questa evidentemente aveva un valore.

A proposito di Radicanto. Come e quando ha preso vita questo importantissimo progetto?

Il gruppo nasce dalle ceneri di una precedente esperienza giovanile non andata a buon fine e dal desiderio di creare un progetto tutto mio da condurre, sul quale investire e attraverso il quale esercitare il pensiero storico mediante il recupero e la riproposizione in chiave originale delle musiche tradizionali del Sud Italia e dei Sud del mondo. Il tutto mediante composizioni d’autore e miscellanee sonore capaci di unire passato e presente in un unico e cangiante insieme musicale. È un progetto che dai suoi esordi nel lontano 1996 ha visto passare al suo interno una folta schiera di musicisti che si sono succeduti nel tempo. Attualmente siamo in sei. In questi anni l’ensemble ha collaborato con alcuni dei maggiori esponenti della canzone popolare e d’autore italiana come Teresa De Sio e Raiz (ex Almamegretta), ma anche con l’attore Dario Fo e lo scrittore Roberto Saviano. Di seguito allo studio svolto sul campo alla ricerca delle memorie musicali nonchè ad una intensa attività concertistica nei maggiori festival italiani ed europei del settore, il gruppo ha poi allargato il proprio raggio d’azione al teatro, al cinema, alla radiofonia e alla Tv.

Giuseppe De Trizio

Quale pensa sia il segreto alla base della longevità della band e cosa la rende unica?

Radicanto ha una peculiarità che la rende singolare e unica nel panorama, ossia quella di proporre una musica fatta di micro-melodie che concorrono a formare armonia. Sono dunque le singole note a diventare degli accordi. Se si ascoltano in senso diacronico tutti i dischi che abbiamo inciso dal Secolo scorso ad oggi, questa caratteristica viene percepita immediatamente dall’orecchio di chi ascolta. È qualcosa di molto particolare, reso possibile dall’esperienze individuali progenie dei componenti che sono confluite in questa grande famiglia che risponde al nome Radicanto. La nostra musica è fatta tanto di quella che ognuno  di noi ha studiato oltre che dei libri che abbiamo letto, quanto dellebevute d’acqua in maniche di camicia sotto le fontane da ragazzini. Non siamo dei neo-contadini, piuttosto degli intellettuali cittadini che hanno utilizzato quel parametro per raccontare la propria storia e scrivere le proprie canzoni. Con la coscienza e l’incoscienza di osare e un’attitudine jazzistica basata sull’improvvisazione e il rimescolare gli stilemi e il dettato che avevamo ascoltato, abbiamo fatto in modo che nascesse una musica che porta la nostra firma ovunque la si proponga.

Come è nato in lei il profondo attaccamento alla terra, alle tradizioni e alla musica popolare?

Per una serie di coincidenze.  Intorno ai sedici anni ho conosciuto in un circolo culturale di Bari un musicista amatoriale non vedente di nome Nicola Carofiglio. Da lui ho ascoltato per la prima volta la musica di tradizione di provenienza partenopea, nello specifico quella della Nuova Compagnia di Canto Popolare. Si tratta di un dettaglio non da poco perchè in realtà ho si un grande attaccamento alla mia terra, ma al contempo anche un’adesione della musica classica napoletana. Il substrato di tutto questo è e rimarrà un’attitudine all’esercizio del pensiero storico, che deriva da una forte attrazione che ho sempre avuto nei confronti dello studio della storia, sia scolastico che accademico. Attitudine che rappresenta una chiave di lettura di tutta la mia carriera. Ho iniziato così ad ascoltare e frequentare quelli che erano i recuperi del folk-revival pugliese, soprattutto del Salento, parallelamente al mio interessamento per quello più propedeuticamente cittadino.

Quest’ultimo l’ho portato avanti collaborando sin da giovanissimo con il Piccolo Teatro di Bari e artisti del calibro di Mario Mancini, Ninetta Tempesta e Vito Maurogiovanni, che tra l’altro è il mentore nonchè autore della prefazione del manifesto politico del primo disco dei Radicanto dal titolo “Echi di gente”.

Come si approccia a questo genere di musica?

In generale mi sono sempre approcciato alla musica in maniera autoriale piuttosto che museale e archivistica. Il che fa di me un autore e non un filologo. De André diceva <<mastica e sputa>> e io ho fatto la stessa cosa cosa con la tradizione: l’ho mangiata, elaborata, digerita e fatta mia. Questo è diventato per me un parametro bellissimo per potere osservare anche le cose del mondo attuale. Cioè con l’inserimento del passato, guardare il presente per poi essere proiettati al futuro. Una ricetta artistica, questa, che continuo a ritenere validissima ancora oggi.

In quale dei suoi molteplici e variegati progetti ritiene di avere espresso al meglio quella che è la sua idea di musica?

In tutti perchè non ho mai tirato fuori qualcosa, sia a livello discografico, audiovisivo o teatrale, in cui non fossi completamente e solidalmente aderente a quella che è la mia idea di musica. In tutti i progetti realizzati sino ad oggi, concepiti da me o ai quali ho collaborato, mi ci trovo sempre, tanto che non cambierei nemmeno una nota, anche se a distanza di tempo potrei rifarli diversamente. Rivendico il fatto di non essere la stessa persona di prima, ma mi riconosco in quello che sono stato.

Dove e quando avremo modo di ascoltare la sua musica prossimamente?

In due brani per altrettante colonne sonore. Il primo, composto con Raiz, è entrato a fare parte della quarta stagione di “Mare Fuori” in onda da febbraio 2024. Un pezzo che senza spoilerare nulla ha inciso molto sulla sceneggiatura. Il secondo invece è stato realizzato per la nuova serie italiana targata Netflix dal titolo “Briganti”. Una serie crime-western, prodotta dalla Fabula Pictures di Nicola e Marco De Angelis ambientata nel Sud Italia che racconta il fenomeno del brigantaggio dopo l’Unità d’Italia, scritta dal collettivo GRAMS per la regia di Steve Saint Leger e Nicola Sorcinelli. Si tratta di una cover di “Brigante se more” di Eugenio Bennato, cantata da Raiz e suonata da Radicanto, alla quale abbiamo dato una veste nuova ed epica.

Al netto di una carriera sin qui costellata da successi, importanti collaborazioni e grandi traguardi professionali raggiunti, cosa desidera per il futuro e se c’è un progetto che spera un giorno di riuscire a tirare fuori dal cassetto?

La prospettiva futura da qui ai prossimi anni è quella di curare e incrementare sempre di più il lavoro di sonorizzazione con la scrittura di colonne sonore di vario genere, poichè la ritengo una parte molto importante per me. Poi ho in mente l’idea di fare un rifacimento di una sceneggiata napoletana classica interamente riarrangiata dai Radicanto con alla voce un trio d’eccezione formato da Tosca, Raiz e Beppe Servillo. Tre artisti ai quali sono legato da un rapporto di stima e amicizia reciproca, con i quali mi piacerebbe moltissimo dare vita a questo progetto. Posto che non sono mai stato un amante dei musical, tuttavia la possibilità di realizzare una commedia musicale sarebbe un’occasione perfetta per andare a cercare ed esplorare una parte sconosciuta di me.

Giuseppe De Trizio

 

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