CITTÀ

I 40 anni di Misia Arte – Sperimentare, Contaminare e Continuare a crescere

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Misia è una storia lunga più di 40 anni, che nasce dall’intraprendenza e dalla passione per l’arte di Anna e Regina Gambatesa.

Furono le due sorelle a fondare Misia, galleria di arte e design che in via Putignani organizza mostre di grande successo che richiamano un pubblico variegato, di età ed estrazioni sociali differenti, «perché il fine ultimo è sempre quello
di far riflettere», dice Anna Gambatesa, che oggi ricorda con tenerezza i primi tempi di questa ormai lunga avventura: «All’epoca incontrammo tante difficoltà. La città era poco avvezza a frequentare occasioni culturali. La gente che aveva un certo background comprava a Milano o a Roma. Così ci siamo dovuti letteralmente conquistare il terreno. Ricordo che all’inizio ci dicevano: “non sembra di stare a Bari”, perché qui da noi trovavano pezzi costosi e raffinati». Col tempo le cose sono cambiate.

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Oggi Misia ha anche un settore di design con oggetti autoprodotti da “Cellule Creative”, lo spin off creato da Stefano Straziota, il figlio di Anna Gambatesa: «È la parte più laboratoriale della galleria, quella in cui spesso si fondono capacità diverse di fronte a progetti specifici che richiedono lo sforzo comune di designer, interior, architetti e artisti. Per esempio in questi giorni stiamo progettando un nuovo tavolo». Se un tempo era difficile portare le persone in galleria, oggi la gente arriva, ma spesso è un po’ confusa: «Le difficoltà cambiano in base al decennio che si vive. Se prima la difficoltà era convincere e spiegare le differenze tra le diverse proposte fuori dall’ordinario che facevamo, oggi chi viene a trovarci ha speso un po’ di confusione in testa, a causa del bombardamento mediatico a cui siamo quotidianamente sottoposti. Quindi sta a noi dover riordinare le idee dei visitatori che cercano qualche pezzo o opera d’arte particolare che fa al caso loro».

misia- caccavale

La rotta però, oggi come 40 anni fa, è sempre la stessa: «Sperimentare è nella nostra natura e cerchiamo sempre di offrire qualcosa di diverso e di nuovo, dal quadro alla sedia antica ad un tavolo contemporaneo, la caratteristica è proprio quella che qui non trovi mai un pezzo uguale all’altro».

Misia e Cellule Creative hanno un ruolo anche al di fuori delle mura della galleria con il suo splendido giardino. Hanno donato delle opere d’arte alla città, come il primo murales del San Paolo, realizzato da Mauro Rosselli, che raffigura San Nicola. E poi, sul lungomare del San Girolamo, un’opera di Jasmine Pignatelli, “Sono persone”, che ricorda lo sbarco della Vlora e la frase del sindaco Dalfino.

OK Maranò misia

«Siamo un’impresa “commerciale” ma le nostre mostre sono sempre aperte
al pubblico, sono mostre divulgative e dunque non facciamo pagare il biglietto.
E abbiamo sentito il bisogno i lasciare in giro per la città dei segnali. Nel caso del quartiere San Paolo l’iniziativa fu quasi un atto di fede, ma quel gesto ha acceso delle antenne e poi è venuto tutto il resto. Possiamo dire da aver fatto da detonatore», racconta Stefano. È avvenuto anche per qualche artista, soprattutto donne, che è stata ospite di Misia, come Franca Maranò: era semisconosciuta ma grazie ad un lavoro congiunto Anna Gambatesa e la storica dell’arte Christine Farese Sperken è stata completamente riscoperta e proposta nelle fiere d’arte più importanti del mondo riscuotendo un grande successo tra i collezionisti. Qui, in questo atollo creativo di via Putignani, si continua a pensare alle prossime mostre e ai prossimi cambiamenti: «Ancora oggi abbiamo qualche difficoltà a dialogare con le istituzioni. La cultura non è ancora percepita come fattore fondamentale della vita cittadina. Ed è un peccato, perché i contenitori ci sono, bisognerà solo alzare un po’ il livello della proposta, soprattutto quella che guarda ai turisti. Un po’ alla volta dovremmo cercare di fare un salto di qualità».

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