Locali

La bellezza e il gusto

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Al Gran Caffè Saicaf e al ristorante La Madia il design e i sapori di un tempo dialogano a meraviglia, dando vita ad un locale che accontenta tutti i palati. Anche quelli più esigenti, che cercano i piatti di un tempo… 

A due anni dall’apertura del Gran Caffè Saicaf e del ristorante La Madia (situato al piano superiore) si può dire che il party-chef Salvatore Petriella e sua moglie Annarita abbiano vinto una grande scommessa. Quella di ridare lustro ad un bar che fa parte della storia di Bari e dei baresi, puntando sulla bellezza delle sale, sulla qualità del servizio e sulla bontà (già conosciuta e riconosciuta) della pasticceria, dei gelati e anche della cucina.

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«I feedback sono stati positivi fin dal primo giorno, perché i cittadini attendevano la riapertura di uno dei loro “posti del cuore”. E siamo contenti perché abbiamo rianimato un angolo di strada buia in pieno centro, perché una attività come la nostra ha un ruolo importante anche dal punto di vista sociale oltre che commerciale».

La cosa bella interessante è che il nuovo bar ha una clientela completamente diversa da quella dell’altro bar di Petriella, situato al piano terra del teatro Petruzzelli: «Qui abbiamo ancora più visibilità e molta clientela di passaggio. Inoltre stiamo lavorando molto nella pausa pranzo, sia con il light brunch (pizza, bowl, insalate, cous cous, proposte del giorno) che con il menù alla carta».

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La cucina del ristorante è stata affidata allo chef Antonio Giannini, 30 anni e tanta voglia di cimentarsi in una sfida importante. Il suo menù cambia ogni tre mesi. L’ultimo si chiama “Mezzo cucchiaio”, che richiama un modo di dire barese che descrive qualcuno che “non è abbastanza”. La cucina è quella pugliese, dei ricordi di famiglia, con delle proposte interessanti come “La Sagna del giorno dopo”, che a differenza delle altre ha 12 strati di pasta pressati e cotti. Poi c’è un focus sulla cucina vegetale: «Abbiamo fatto tesoro di una critica di una cliente che ci aveva detto che non trovava giusto che nel 2025 una vegana si doveva adattare al menù. E così abbiamo inserito la Marinara di verdure e la Signora Viola, un cilindro di melanzana cotta a bassa temperatura con miso, soia, che viene piastrata e drippata con salse che richiamano la parmigiana, e infine abbiamo la Veg Beef, una tagliata di cavolo marinato, condita con un fondo bruno totalmente vegetale».

Tra i piatti maggiormente richiesti figurano il calzoncello con ricotta e zucchero, e poi il “Come a casa”, un ragù di diaframma che cuoce per 12 ore.

«Perché siamo convinti che ci siano due cose che ti spingono a tornare in un posto: il sapore o il ricordo del piatto. E noi diamo la giusta importanza ad entrambi. Sempre nel rispetto della tradizione».

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