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VIRGINIA CUSCITO – LA FELICITÀ NON È UNA TAGLIA UNICA

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virginia cuscito

Stylist e consulente d’immagine,Virginia Cuscito, ha lavorato per i più grandi marchi della moda italiana e oggi, tornata a vivere a Bari, è co-founder di un piccolo locale sul porto di Santo Spirito, che incarna una nuova visione di felicità.

Si aggira tra i tavoli di Porto Franco, il suo locale sul mare a Santo Spirito, a Nord di Bari, con un vassoio pieno di drink da servire ai clienti e si dedica assieme ai suoi colleghi alle pulizie dopo l’orario di chiusura con la stessa grazia, la stessa eleganza e la stessa professionalità con cui ha collaborato, e tuttora collabora, in qualità di consulente di immagine e stylist per i più grandi brand di moda italiani.

Dopo aver lavorato per anni al fianco di Anna Dello Russo per Vogue Japan e aver curato l’immagine per i tour di artisti internazionali come Laura Pausini, ha deciso di ritornare a Bari per vivere una vita a misura di felicità.

Ho scelto di intervistare Virginia Cuscito perché credo che sia una storia che meriti di essere narrata, in un momento storico come questo in cui la brama della scalata sociale e del successo a tutti i costi, anche a discapito della felicità stessa, sta diventando l’unico modello di vita immaginabile. E invece Virginia Cuscito, in questa lunga e bella intervista, ci racconta come sia possibile rinunciare al raggiungimento della vetta più alta della piramide, senza rinunciare a realizzare i propri sogni e la propria idea di buona vita.

Qual è la sua formazione, la sua storia professionale?

Dopo aver conseguito la Laurea Triennale presso l’Interfacoltà di Bari in Scienze e Tecnologie della Moda, sono partita subito per Milano dove ho iniziato a lavorare come fashion assistant nel campo dell’editoria, nello specifico presso la redazione italiana di Vogue Japan, di cui Anna Dello Russo era fashion editor at large. Ho trascorso 8 anni tra fashion shooting in giro per il mondo, sfilate e realizzazione di campagne pubblicitarie per case di moda, occupandomi in prima persona anche del blog di Anna Dello Russo. In una fase della mia carriera ho poi deciso di apportare qualche cambiamento e ho abbandonato la redazione, occupandomi quasi esclusivamente di styling per celebrity e di consulenza di immagine per artisti. Ho collaborato con Eleonora Pratelli di Suite19 pr, un’agenzia che segue molti artisti, attori e cantanti; mi occupavo di curarne il look in occasioni speciali (festival, promozioni di film, concerti, shooting).

Tra gli artisti con cui ho lavorato c’è stata anche Laura Pausini: con lei ho girato l’Italia intera per il suo tour con Biagio Antonacci, curando sia i loro look che quelli della crew.

virginia cuscito

Di cosa si occupa, nel concreto, oggi?

Oggi continuo a lavorare nel fashion, fornendo consulenze e realizzando campagne pubblicitarie e shooting di ogni tipo, per clienti e brand di abbigliamento di tutta Italia. Ho ampliato il mio campo lavorativo aggiungendo un’attività ristorativa a cui ho dato vita insieme a mio marito, che si chiama Porto Franco. È una vineria/cocktail bar con una piccola cucina, sul molo di Santo Spirito a Bari.

Lei ha lavorato nel settore dell’alta moda al fianco di nomi di grande rilievo come quello di Anna Dello Russo. Cosa ha imparato da questa esperienza importante, lunga e impegnativa?

Lavorare con Anna Dello Russo è stato un privilegio.
Poter presenziare su dei set così importanti, lavorando con fotografi e artisti di fama mondiale, ha arricchito la mia cultura, visiva e sensoriale, in maniera esponenziale. Da lei ho imparato il reale senso del dovere, cosa significhi essere stacanovisti, cosa significhi fare sacrifici, a favore di una crescita umana e lavorativa che mi ha consentito poi di riuscire a misurarmi con qualsiasi altro tipo di lavoro e di sapermi muovere in ogni situazione.

Perché ha deciso di non proseguire con la sua esperienza lavorativa a Milano e di ritornare a vivere a Bari, nonostante avesse ormai maturato una competenza decisiva e una rete professionale che le avrebbe consentito certamente di scalare vette lavorative notevolmente importanti?

Spesso mi sono chiesta se quella di lasciare Milano sia stata una scelta giusta. È inevitabile pensare a quello che “sarebbe potuto essere” ogni qual volta cambiamo traiettoria nella nostra vita. E quando mi fermo a pensare alla fine ricordo semplicemente questo: non ero assolutamente felice. Vivevo una situazione di pesantezza costante anche a causa di relazioni personali disfunzionali che hanno contribuito ad aggravare la situazione. Sino a che un giorno mi sono ritrovata a vivere in uno stallo dal quale non riuscivo a muovermi, né avanti né indietro. Dentro di me avevo solo la consapevolezza di aver bisogno di una via di fuga e me la sono creata. A influire sulla mia scelta è stata anche la consapevolezza di essere una persona metereopatica e amante della mia terra, nella maniera più assoluta. I cieli grigi di Milano, i palazzi alti che offuscano la vista, la pesantezza dell’aria: erano tutti elementi che facevano male al mio umore e alla mia serenità.

Così a un certo punto della mia strada ho compreso che l’unica via era modificare la direzione: ero certa che tornare nella mia terra mi avrebbe salvato la vita.

Oggi lei è co-founder di un locale per aperitivi al tramonto e cene nel piccolo borgo di Santo Spirito, a nord di Bari, affacciato sul mare. C’è una contaminazione tra le esperienze lavorative maturate a Milano nel mondo dell’alta moda e quelle legate a questa nuova attività? Come si incontrano?

Certamente una contaminazione esiste: viaggiando ho avuto modo di vedere molti posti e di crearmi una mia visione estetica. Amo molto anche il mondo dell’interior design e questo mi ha sempre portato a effettuare molte ricerche che mi sono servite poi nell’ideazione di Porto Franco. Quello che vorrei cercare di fare a Porto Franco è creare un luogo dove sia possibile non solo bere e mangiare bene ascoltando bella musica, ma dare vita a uno spazio che possa anche ospitare situazioni legate all’artigianato e al design. Quindi esposizioni di bijoux e vestiti realizzati da artigiani locali, vernissage con artisti che possano presentare le loro creazioni, siano esse quadri, foto o ceramiche. Insomma fare in modo che Porto Franco sia un luogo di convivialità ma anche di conoscenza, scambio di idee, fruibilità della moda e dell’arte.

Cos’è il successo per lei?

Credo che il successo significhi raggiungere quel senso di appagatezza che così tanto cerchiamo. Non ha niente a che fare con i soldi, con la notorietà, con il glamour o altro.

È quella sensazione di leggerezza che si può provare quando ti guardi attorno e ti accorgi che ciò che desideravi fare, lo hai fatto. Una sensazione a oggi ancora lontana, ma non irraggiungibile.

Cosa significa, per lei, la parola felicità?

La felicità per me è vedere i raggi del sole attraverso le foglie verdi di un albero, percepire il vento che a volte è come se ci volesse parlare e dire che questa vita è tutto un flow che va seguito, perché ogni giorno è diverso dall’altro. Non credo esista il raggiungimento di una unica felicità assoluta, la vita è troppo imprevedibile e altalenante per poter dire a un certo punto della propria esistenza “ora sono felice”.
Si tratta più una conquista, giorno dopo giorno, di piccoli momenti che ci fanno sentire grati per qualcosa.

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Qual è, se esiste, un libro che l’ha aiutata a perseguire la sua personale idea di serenità?

Per me l’Odissea è sempre stato un punto di riferimento letterario ma anche di vita. Ulisse è uno dei miei personaggi preferiti. La sua fermezza, la sua pazienza, la sua astuzia, il suo non abbattersi mai nonostante tutte le peripezie che affronta, lo hanno reso un esempio di vita per me.

E il suo rientro a casa, alla fine, mi ha sempre trasmesso un senso di pace, come a voler dire: “Tranquilla, qualsiasi cosa accada, c’è sempre un porto sicuro pronto ad accoglierci di nuovo”.

In giapponese esiste una parola bellissima, Ikigai, che indica lo scopo, la ragione di vita o più semplicemente il motivo che ci spinge ad alzarci la mattina dal letto per continuare a lottare e a ricercare il proprio senso. Qual’ è il suo Ikigai, oggi?

Nessun giorno è identico dall’altro, il modo in cui ci svegliamo cambia ogni mattina. Ci sono giorni sì e giorni no, mattine in cui senti l’energia sotto i piedi e altri in cui sei pieno di vitalità. Per questo cerco di lavorare su me stessa per accrescere sempre più la mia energia, per conoscere sempre meglio me stessa e quindi per essere sempre più grata per quello che costruisco ogni giorno.

Se dovesse dire qualcosa ai ragazzi e alle ragazze di oggi a proposito del concetto di “realizzazione personale”, a tutti i più giovani che temono di restare invisibili in un mondo sempre più competitivo che a volte dimentica l’essenzialità della vita stessa, cosa direbbe?

Che ci vuole tempo, perseveranza, sacrificio e soprattutto tanta pazienza. Nel mondo di oggi, in cui i giovani sono in pasto ai social, si rischia di pensare che basti poco per essere “visibili” e quindi “riconosciuti”, magari grazie
a una comparsa in un programma televisivo e a qualche collaborazione su Instagram.

Non è così: se alle spalle non ci sono studio, cultura e preparazione, ciò che arriva a chi ci sta di fronte rischia di essere solo un’enorme superficialità. La competizione, se sana, non deve far paura: è un modo per misurarci con noi stessi e crescere. Ci sarà sempre lì fuori qualcuno più bravo, più bello, più accattivante di noi ma il bello è che nel mondo reale c’è posto per tutti, basta ascoltarsi e individuare la propria via fra tutte le possibilità che ci si presentano. Imprescindibile, per me, è fare qualche esperienza di vita lontani da casa per conoscere, osservare e studiare ciò che c’è oltre la nostra comfort zone. Poi, lo assicuro, è bellissimo poter tornare e coltivare la propria professione e il proprio business, qualsiasi esso sia, nel posto che si ama, senza rinunciare a ciò che fa bene al nostro cuore e alla nostra mente. La nostra esistenza non dipende dagli altri, ma solo da noi stessi.

Testo di Viviana Guarini

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