Politica

VITO LECCESE: CHE RUMORE FA LA FELICITÀ?

0
vito leccese cover

A tu per tu con il nuovo sindaco di Bari.
Per parlare di città, cittadini, futuro. E persino di felicità

Chi l’ha detto che sognare debba essere un atto necessariamente lontano dal realismo? Questo, se vogliamo, è il riassunto dell’intervista – sospesa fra domande di natura urbana/sociale e curiosità di tipo filosofico/onirico – concessaci da Vito Leccese, nuovo sindaco di Bari. E che volete farci… sarà a causa della mia formazione, ma generalmente trovo le domande verso l’essere umano molto più interessanti di quelle verso l’uomo politico. Ho voluto quindi scavare nell’animo e nelle sensibilità del neo-sindaco, senza per questo cadere all’interno di un salotto televisivo strappalacrime del pomeriggio, o (non sia mai) in una tribuna elettorale. Spoiler: missione riuscita!

Un alieno proveniente da una galassia lontana atterra a Bari. Come prova a “spiegargliela” in poche parole, magari in una sola frase?

Bari: un abbraccio di mare e di luce, dove la forza della sua storia si riflette nella bellezza delle sue linee. Pier Paolo Pasolini la prima volta che arrivò a Bari, nel 1951, scrisse: “Alzato il sipario del buio la città compare in tutta la sua felicità adriatica.”

Crede che le città abbiano un’anima? Se sì, in che modo nutrire e preservare lo spirito della città nel tempo?

Ogni città racchiude un’anima, forgiata dalle esperienze e dalle storie che l’hanno attraversata. Preservare quest’anima significa permettere alla storia di proseguire il suo corso, custodendone le tracce e gli insegnamenti. Lasciare che le città e le società proseguano i propri percorsi di crescita esercitando costantemente la memoria collettiva, affinché il passato e le sue testimonianze non svaniscano nel nulla, ma continuino a vivere nel presente e per le gene- razioni future.

 

 vito leccese e antonio decaroBari terra di accoglienza, terra del santo d’Oriente. Qualche tempo fa abbiamo ricordato l’epopea della nave Vlora. Cosa hanno dimostrato i baresi in quella circostanza?

Bari è una città che accoglie, lo dice la sua storia. “A Bari nessuno è straniero”. Questo non è solo un modo di dire ma un fatto, pensate che nel XIII secolo due giuristi, Sparano e Andrea da Bari, vennero chiamati a definire le norme consuetudinarie cittadine, tra le altre quella secondo cui qualsiasi visitatore passasse dalla città, anche solo per un giorno, avesse diritto alla cittadinanza barese. Questo è il patrimonio genetico della nostra città che accoglie le spoglie del vescovo di Myra.

Secondo lei nella storia recente d’Italia possiamo parlare di un Avanti Vlora e di un Dopo Vlora?

La vicenda della nave Vlora ha segnato un’epoca, sicuramente, l’epoca delle grandi migrazioni dopo la caduta del muro di Berlino. Quella della canzone “mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar..”, che racconta esattamente le grandi migrazioni dall’Italia in viaggi dolorosi e complicati come quelli di chi oggi spera di trovare un futuro migliore sulle nostre coste. Purtroppo spesso dimentichiamo la nostra storia, anche quella più recente. Quindi sì, il viaggio della Vlora ha determinato un prima e dopo, perché prima di quell’ 8 agosto del 1991 non avevamo mai avuto a che fare con i grandi flussi migratori, non si parlava né di sistema di accoglienza tanto meno di integrazione. Temi che nel tempo sono diventati urgenti nell’agenda politica e sociale nazionale. La Vlora, l’approccio dell’epoca del sindaco Enrico Dalfino, la reazione dei baresi, avrebbero molto da insegnare, ma, come dicevo, spesso abbiamo la memoria corta.

Le sfide globali, come il cambiamento climatico, influiscono sulle decisioni locali. Come pensa si possa affrontare questa interconnessione tra locale e globale?

Le sfide globali sono, appunto, globali. Richiedono un impegno collettivo a tutti i livelli e su tutti i fronti. Per questo devono dettare l’agenda dell’azione delle amministrazioni locali, così come dovrebbero responsabilizzare i comportamenti di ogni singolo cittadino, perché una persona che cambia il proprio approccio nei confronti dell’ambiente è una goccia nell’oceano, se lo facciamo tutti diventiamo un oceano che può salvare il pianeta.

E in tal senso, verso quale direzione sta andando la nostra città?

Ho detto dal principio che il mio intento è quello di essere il primo sindaco verde della città di Bari: abbiamo scritto un programma ambizioso che parte da un progetto di forestazione urbana, diminuzione del consumo del suolo, attività propedeutiche all’aumento della percentuale di raccolta differenziata, investimenti sui progetti di mobilità sostenibile ed efficientamento del trasporto pubblico locale che disincentivino l’utilizzo delle auto private e, su tutto, un’attività di coinvolgimento dei cittadini per diventare nei prossimi anni una città plastic free.

Quale visione ha del concetto di giustizia sociale e come può un sindaco contribuire a una maggiore equità all’interno della comunità locale?

Partiamo da un concetto importante: spesso si danno al sindaco e all’amministrazione comunale molti più “poteri” di quanti in realtà ne abbia. Questo è fisiologico perché il Comune e il sindaco sono i contesti politico amministrativi di maggiore prossimità e quindi più “a portata di mano” per ogni forma di necessità. E, credetemi, si vorrebbe fare molto di più di quanto ci è effettivamente consentito in termini di competenze. Per questo l’obiettivo di un sindaco non può che essere quello di garantire il più possibile equità, diritti e accessibilità ai servizi. Lavorare il più possibile perché nessuno resti indietro, prendendosi cura dei contesti più fragili spesso facendo anche da mediatore tra diversi enti e istituzioni.

vito leccese

Kennedy disse che dobbiamo pensare a cosa possiamo fare noi per il nostro Paese. Che valore attribuisce al concetto di “responsabilità collettiva”?

Come dicevo in relazione al tema delle sfide legate ai cambiamenti climatici, ritengo che la responsabilità collettiva sia fondamentale per raggiungere qualsiasi obiettivo comune, nelle città bisogna essere capaci di lavorare sulla creazione del senso comune, responsabilizzando ogni cittadino a fare la propria parte perché si possa camminare tutti sulla stessa strada per raggiungere una meta condivisa. Perché per crescere, per migliorare, per costruire un futuro di benessere condiviso è necessario che ognuno faccia la sua parte.

Come si relaziona con il tema della speranza e dell’ottimismo nel suo mandato? Crede che un sindaco debba alimentare sogni collettivi o mantenere un approccio pragmatico e realistico?

Alla base della mia campagna elettorale c’è stato il tema del sogno. Non è detto che sognare debba necessariamente essere in contraddizione con un approccio pragmatico. Anche il grande parco di Costa Sud aveva tutti gli elementi per restare un sogno ma oggi i lavori sono in corso, e presto potremo avere il più grande parco pugliese affacciato sul mare. Questo vuol dire che con il giusto impegno, lavoro e professionalità anche i sogni più ambiziosi possono diventare progetti concreti. Quindi voglio che la città di Bari continui a sognare, sempre, a condividere i sogni perché possano essere realizzati. Io, per esempio, sogno una città più verde, giusta e sostenibile, e farò il possibile perché accada.

Nel contesto delle disuguaglianze territoriali tra Nord e Sud, qual è il suo punto di vista in merito all’Autonomia differenziata, grande tema di dibattito politico dei tempi moderni?

Come ho sempre detto, non è il concetto di autonomia a essere sbagliato, è la differenziazione che rischia di creare regioni con più opportunità a discapito di altre. Bisogna rispettare le identità e propensioni di ogni territorio, questo è fondamentale, ma con un’equa distribuzione delle risorse in base alle necessità, evitando di lasciare indietro comunità e territori.

Sfide turistiche-culturali: ci siamo risvegliati finalmente città turistica. Per non disperdere anzi per valorizzare il duro e faticoso lavoro fatto fino ad oggi, cosa fare?

Il turismo deve essere una risorsa e sicuramente non deve snaturare l’identità e l’essenza della nostra città. Dobbiamo essere tutti molto orgogliosi dei traguardi raggiunti, del palcoscenico internazionale che Bari ha conquistato negli ultimi anni, dei tanti turisti che scoprono la grande bellezza che la caratterizza e la sua storia. Ma il grande flusso di turisti e visitatori è una responsabilità: per questo dobbiamo lavorare per garantire loro più servizi agevolando il loro soggiorno, e al contempo evitare che ciò avvenga a discapito dei Baresi. Bari non deve diventare una Disneyland senza identità, potrà valorizzare la sua cultura e le sue tradizioni solo se sarà capace di fornire un asset turistico di qualità e non di mera quantità.

Intervista a cura di MARIO BOLIVAR PENNELLI

Foto di FRANCESCO DE LEO

Il Vis Urban Suites & Spa è già una scommessa vinta

Previous article

AENDÖR STUDIO – Lettera dal futuro

Next article

You may also like

Comments

Comments are closed.

More in Politica